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A distanza di 8 anni viene premiato il nostro impegno per Chieti

14947915_10210028770508712_3061956202437424296_nQuesta è una foto datata 2009, quando abbiamo fatto ripartire i filobus, che, come ho avuto occasione di dire spesso, sono un po’ il simbolo di Chieti, della bella Chieti. Il Masterplan, firmato da Renzi con D’Alfonso, e poi da D’Alfonso con Di Primio, prevede il finanziamento di due progetti cui ho tenuto particolarmente: la chiusura dell’anello filoviario (da Piazza all’Ospedale, passando per la Pietragrossa) ed il People mover per il trasporto veloce da Madonna delle Piane al terminal di via Gran Sasso, inseriti nel piano strategico approvato dal Consiglio Comunale nel 2008 durante la nostra amministrazione.

Questi progetti daranno ancora maggior significato all’ascensore che dal terminal, porta in centro, a via Guido Giuliante, accanto a largo Barbella.

Questo mi fa pensare che abbiamo seminato bene, come ho sempre detto: l’importante è seminare.

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Acqua per Chieti: una storia infinita

Siamo in Consiglio Comunale per il Consiglio Comunale sull’acqua e per l’acqua.

Il tecnicismo nel quale ci siamo intorcinati non sarà facile da spiegare, ma ci provo.

La prima cosa da dire è che questo è il secondo consiglio in seconda convocazione su questo tema (il quarto consiglio quindi), segno che anche in Maggioranza non c’è questo entusiasmo per votare questa delibera. Ma cosa stiamo votando? Stiamo votando la cessione delle reti idriche e fognarie all’ERSI (Ente Regionale per il Servizio Idrico Integrato).

Questo ENTE regionale dovrebbe riunire sotto di sette tutte le reti idriche e fognarie di Abruzzo, e scegliere o “dare vita” ad una società di gestione che si occupi della erogazione dell’acqua e della manutenzione delle reti, partendo da una scelta di equità, e cioè la tariffa unica dell’acqua (è bene sottolineare come i cittadini abruzzesi paghino l’acqua prezzi diversi, e i cittadini di Chieti il prezzo più basso, grazie alle scelte della mia amministrazione). Ora questo passaggio all’ERSI è obbligatorio per legge, ma nelle more della realizzazione della nuova società di gestione, le reti di Chieti verranno gestite dall’ACA, carrozzone gestore dei servizi idrici dell’ambito pescarese, già noto alle cronache, purtroppo, per scandali e ruberie (delle quali la responsabilità politica è purtroppo del centro sinistra), ACA dalla quale la mia amministrazione è scappata via appena abbiamo trovato il cuneo legale che ce lo ha permesso, e nella quale questa amministrazione vuole immergersi (Consiglio di Amministrazione? Direzione?)

Questo passaggio vorrebbe dire per i cittadini di Chieti pagare la bolletta dell’acqua per lo meno un 40% in più. Ecco il perché di questa battaglia sacrosanta per dire: va bene il passaggio all’ERSI, ma lasciateci la gestione (oggi in carico al Comune di Chieti, unico nel suo genere), fino a che non ci sarà almeno la tariffa unica.

Ci stiamo battendo a fondo con l’ostruzionismo e quanto possa essere utile per evitare questa tragedia per le tasche dei teatini. L’unica nostra speranza sarà poi che l’ACA non riesca a “bollettare” prima del passaggio alla società unica, ma, con i debiti che ha l’ACA, è una flebile speranza. Vediamo come va a finire.

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Giù le mani da Chieti solidale

Il Sindaco Di Primio, a distanza di quasi tre anni dal suo insediamento, continua a praticare il suo sport preferito: puntare il dito verso chi lo ha preceduto e, anziché, pensare a costruire…distrugge!

Abbiamo tutti letto con stupore le sue recenti dichiarazioni sulla A.S.M.“Chieti Solidale”: “Con più note ho già rilevato carenze e necessarie modifiche da apportare per migliorare e rendere efficiente Chieti Solidale, costruita dal Centrosinistra per essere un carrozzone che non tiene conto delle leggi del mercato e che, quindi, finisce per gravare sulle casse pubbliche”.

Ma non pago delle esternazioni a mezzo stampa, pare che Di Primio gli stessi concetti li abbia ribaditi, presenti anche gli Assessori Di Matteo e D’Ingiullo, in una riunione tenuta nei giorni scorsi con le OO.SS. convocate per discutere i mancati trasferimenti del Comune alla Chieti Solidale. Inoltre, in aggiunta alle affermazioni soprariportate, pare che il Sindaco e l’Assessore Di Matteo abbiano espresso la chiara volontà dell’amministrazione di cancellare alcuni servizi per carenza di liquidità.

Questo ci preoccupa molto! Fino a quando si rimane nel limite della propaganda spicciola, che piace tanto a questo Sindaco, si può anche soprassedere, ma quando si fanno affermazioni così gravi ad un tavolo di lavoro con i rappresentanti dei lavoratori la cosa diventa più seria e non si può tacere.

Il “carrozzone”, come lo chiama lui, dal 2007 ha provveduto ad assicurare, oltre che la gestione delle tre farmacie comunali –da sempre fiore all’occhiello dell’Azienda- tutti i servizi socio-educativi e socio-assistenziali della Città.

Gli operatori (circa 180) assunti con selezioni ad evidenza pubblica -che hanno tenuto in debito conto l’esperienza ed i titoli di studio- hanno un livello di professionalità elevatissimo riconosciuto sia dall’utenza che dagli altri Enti pubblici coinvolti nella gestione (ASL e Istituzioni scolastiche).

Contrariamente a quanto avveniva in passato, nel corso di questi ultimi sei anni i lavoratori hanno goduto di una situazione lavorativa stabile, di versamenti contributivi appropriati pur percependo una retribuzione inferiore, per la gran parte, alla professionalità posseduta.

Non tutti i cittadini di Chieti sanno (ma a questo punto riteniamo non lo sappia neanche il Sindaco Di Primio) che la quasi totalità di questi lavoratori assicurano i tanti servizi loro affidati con un compenso di 6 (sei) euro netti ad ora, pur possedendo una ormai consolidata esperienza lavorativa oltre a lauree e specializzazioni guadagnate con sacrificio.

Ma di quali leggi di mercato ciancia Di Primio? Quelle che favoriscono assunzioni precarie con retribuzioni da fame e senza il dovuto versamento contributivo?

Questo è il passato, a tutti noto, che riteniamo non possa e non debba riaffermarsi in questa Città e che combatteremo ad ogni costo!

Oltretutto non sta né a lui, né alla sua Giunta decidere se i servizi vadano affidati all’Azienda Speciale o ad altri operatori esterni; questo è compito esclusivo del Consiglio Comunale!

Il Sindaco Di Primio, invece di continuare a dire queste fesserie e buttare la croce addosso a chi con grande fatica lavora seriamente all’interno dell’Azienda per assicurare servizi fondamentali per l’utenza svantaggiata, pensi a trasferire all’A.S.M. le risorse stanziate dal Consiglio Comunale nel Piano di zona e nei Bilanci di Previsione dell’Ente, nel rispetto delle scadenze fissate nei Contratti di servizio stipulati, e lasci agli Organi competenti la valutazione sulla congruità e qualità dei servizi prestati dall’Azienda.

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L’ormai ex Ospedale militare: una grande occasione per la città

È con grande amarezza che sono venuto a conoscenza dai giornali della prossima dismissione dell’Ospedale Militare di Chieti (Caserma Bucciante), una delle strutture più belle sia per l’architettura, ma soprattutto per la posizione, della nostra città. Con grande amarezza perché nel quinquennio nel quale ho rivestito il ruolo di Sindaco della città ho cercato in tutti i modi di metterlo a disposizione della città stessa, fino a firmare un protocollo d’intesa con l’allora Ministro Arturo Parisi, protocollo che prevedeva un giro di strutture fra demanio Militare, Questura e Comune, con l’acquisizione da parte del Comune della struttura posta nella Villa Comunale. Quando fummo convocati da un generale dell’esercito di cui non ricordo il nome, che venne per effettuare una ricognizione e valutare al “cedibilità” della struttura, trovammo tutte le stanze occupate ed in piena attività (se non ricordo male parliamo di 15.500 m2), tanto che il generale stesso mi disse di mettermi l’animo in pace perché non c’era nessuna volontà di liberare la struttura stessa. L’egoismo di pochi sconfiggeva così un progetto importante per molti. Infatti forti del protocollo avevamo già preso accordi di massima con l’Università (che cercava una sede prestigiosa per il Rettorato) e con la Provincia (che deve ancora risolvere il problema della biblioteca) perché questa costruzione bellissima ed strutturalmente occupabile (quasi tutti i 15.000 m2 erano allora “a norma”) diventasse il faro culturale della città dando ospitalità in sezioni separate al Rettorato dell’Università, alle Biblioteche provinciale e comunale.

Oggi sembra passato un secolo: in Università ci sono un Rettore ed un Direttore Amministrativo diversi dal 2007 – 2008, così come il sindaco e il Presidente della Provincia.

Avendo però letto che il Sindaco Di Primio la pensa sostanzialmente come me sulla destinazione dell’ex Ospedale Militare, lo invito a rompere ogni indugio e ad investire il massimo delle risorse per quella che ritengo l’opportunità strutturale più importante della nostra città.

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La stramaledetta questione della Burgo

Nell’ultimo Consiglio Comunale dedicato ai problemi della chiusura della Burgo, sono rimasto sorpreso ed amareggiato dalle voci che venivano dal lato dei lavoratori (soprattutto dal ragazzo in foto*) che sostanzialmente accusavano me della chiusura della gloriosa fabbrica della Madonna delle Piane. Poiché ritengo che, subito dopo gli operai e le maestranze teatine della Burgo, io sia stato la prima vittima di questa tragedia sociale, come Sindaco della città, sono intervenuto e mi sembra di aver chiarito ai presenti la mia posizione. A quel punto ho capito che l’accusa era più circostanziata e riguardava la demolizione delle strutture del vecchio sito: ho citato l’appunto di mia mano inserito in un verbale di una riunione nella quale il tecnico referente della Burgo per il progetto IN.TE. chiedeva al Comune di fare in fretta per avere il permesso di demolizione (10 nov. 2009). Come si può vedere io ho scritto: “non è possibile rilasciare permesso di demolizione, senza progetto (e relativo permesso) per la costruzione delle strutture che occuperanno l’area soggetta a demolizione)”. Bene visto che anche nel centro sinistra si è ritenuto questo documento fondamentale per chiarire la mia posizione, l’ho ritrovato ed ora lo pubblico su face book e sul mio sito, sperando che la calunnia, che è uno sport molto utilizzato nella nostra città, si allontani da un fatto  che ha provocato in me una ferita che sanguina ancora.

Voglio far riflettere quanti hanno vissuto gli atti di questo dramma sulla storia recente della chiusura delle più vecchia fabbrica teatina. Fui convocato insieme all’allora Presidente della Provincia Tommaso Coletti, ed al senatore della Repubblica, Giovani Legnini, dall’Ing. Cristiano, direttore aziendale nel 2006, presso la sede della Burgo a Chieti Scalo. Il Direttore ci annunciava che, a causa dell’approssimarsi dell’esaurimento della loro discarica localizzata presso il sito di loro proprietà dove venino smaltiti i fanghi di cartiera, esaurimento previsto da lì a due anni, la fabbrica avrebbe chiuso, diventando il prezzo di smaltimento dei fanghi stessi un peso troppo oneroso per l’azienda. Inoltre il costo dell’energia allo Scalo era troppo elevato, nonostante la Burgo stessa ne producesse autonomamente, con una sottospecie di turbina a gas. Chiedemmo del tempo, ma soprattutto la disponibilità a ripensarci qualora avessimo trovato la soluzione. La risposta fu positiva. Cercammo allora la soluzione e la prima che venne fuori fu quella di “bruciare” i fanghi in un processo di pirolisi, secondo il modello della centrale di Terni: tra l’altro le emissioni dell’eventuale impianto risultavano di gran lunga inferiori a quelle della turbina Burgo ed avevamo trovato il classico “piccione delle due fave”: non occorreva più la discarica perche i fanghi sarebbero stati pirolizzati, e nel contempo l’energia prodotta sarebbe stata utilizzata dall’impianto. Fu iniziato lo studio, mandati i fanghi a Terni, ma l’anno successivo, senza alcun preavviso l’azienda Burgo decise la chiusura del sito di Chieti, e fummo convocati a Roma per il primo confronto sindacale, dove capimmo che anche i sindacati nazionali avevano trovato già un accordo con Burgo per salvare gli stabilimenti di Avezzano e Sora e condannare quello di Chieti. Da allora ci siamo opposti in tutti i modi: abbiamo cercato nel più breve tempo possibile, anche attraverso l’intervento di persone che hanno dato la loro consulenza gratuitamente, di fare una cooperativa di operai, quadri ed ingegneri ex Burgo che producesse carta a Chieti Scalo ed avesse un marketing sempre allo Scalo. La Burgo ha rifiutato questa ed altre soluzioni (outsoursing, riduzione di spese, ecc.) presentando l’Ing. Merlino come il responsabile della soluzione secondo il loro punto di vista (e come previsto dalla legge) e quindi presentando il progetto IN.TE.

Arriviamo quindi permesso di demolizione, di cui abbiamo già detto, ma in questa sede mi sento di pubblicare l’ultima relazione sempre dell’assemblea con i lavoratori tenuta al patto chietino ortonese quando si parlava dell’insediamento Eurospin, dove si vede che la dismissione non è ancora avvenuta (e siamo nel 2010).

Perché questa precisazione anche di date? Perché in questo gioco molto praticato al massacro, dicendo certe verità, “senza voler accusare nessuno”, ma con il solo obiettivo di lanciare il sospetto e screditare qualcuno non nominato, nello stesso consiglio comunale un consigliere di maggioranza ha detto di essere a conoscenza, o per lo meno di sospettare, non si sa quali interessi dietro la crisi Burgo (se sa parli e vada alla Procura delle Repubblica). Personalmente, avendo vissuto di persona tutta la prima parte di questa tragedia, ho visto solo gli interessi di una azienda in crisi di cercare di ottenere il massimo risultato, con il minimo sforzo, facendo pagare il conto ai lavoratori ed ad un’intera città. La legge glielo ha permesso e la buona volontà più spesso enunciata dai vari emissari Burgo a parole si è dimostrata solo una presa per i fondelli. D’altronde ci fossero stati altri interessi oggi non avremmo una triste spianata al posto della gloriosa fabbrica, ma qualche villa megagalattica, o un grande albergo di lusso o un centro commerciale o un casinò o che so io. Inoltre quando il Sindaco Di Primio, sempre nello stesso Consiglio dice che il tempo per ricattare la controparte (intesa come Burgo – progetto IN. TE.) era il periodo della demolizione, sa che tutto quello che si poteva fare in termini ricattatori è stato fatto, nel rispetto delle leggi, che comunque prevedono che l’Ente Comune non si può opporre alla demolizione di strutture inattive in un sito privato.

Bene penso di aver chiarito ancora cose che pensavo fossero strachiare. Mi sento sempre vicino ai lavoratori Burgo e continuo a coltivare la speranza che possano essere ricollocati al più presto nel mono del lavoro e della produzione.

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Chieti può evitare il dissesto. I nostri bilanci erano in equilibrio

Il sindaco Umberto Di Primio lo accusa di aver mandato sul lastrico le casse del Comune, e che per questo la città oggi rischia il dissesto finanziario. Lui, l’ex sindaco del centrosinistra, Francesco Ricci, ribatte che la relazione degli ispettori ministeriali afferma cose diverse da quelle opinate dal centrodestra.
A chi, i chietini, dovranno attribuire la responsabilità della paventata bancarotta? Vero o no che gli ispettori parlano soprattutto degli anni della sua amministrazione, dei debiti accumulati tra il 2005 e il 2010? «Quattro anni e mezzo su sei riguardano la mia amministrazione. Tutto vero. Ma dalla relazione ricavo un quadro diverso da quello che il centrodestra vorrebbe dipingere»
Che quadro ne ricava invece? «Un quadro positivo. Sono stati 5 anni in cui è ripartita una macchina amministrativa bloccata. Abbiamo realizzato opere pubbliche per oltre 82 milioni di euro. Faccio qualche esempio: la Villa era un posto dove non si poteva passeggiare neppure al mattino, perché era diventato un rifugio per tossicodipendenti e senza tetto; il Palasport ridotto a uno scatolone vuoto e, a Chieti Scalo, non c’era neppure un posto dove portare i bambini a giocare. Oggi ci sono tre parchi aperti alla città: via Amiterno, Celdit e San Martino. Li abbiamo fatti noi».
A quale prezzo? «La questione è semplice. A certificarla è la relazione degli ispettori: vero che abbiamo forzato l’indebitamento, ma nel contempo le entrate extratributarie sono state le più alte nella storia della città durante gli anni del centrosinistra».
Vuole dire che i vostri bilanci erano in equilibrio: più debiti ma anche più entrate? «Esatto. Non c’è mai stato nessuno squilibrio finanziario, soprattutto mai fu approvato alcun atto illegittimo come, al contrario, gli ispettori contestano all’amministrazione in carica».
Allude al bilancio di previsione 2011 approvato con la vostra opposizione? «Sì, proprio a quello. Parliamo di un documento finanziario che mai avrebbe dovuto essere approvato. E non lo diciamo noi, il centrosinistra. Lo spiegano in modo chiaro gli ispettori nella relazione di 150 pagine che ho studiato attentamente. Il problema è tutto qui: l’amministrazione Di Primio ha ottenuto l’equilibrio di bilancio con un atto illegittimo».
Il centrodestra continua però ad accusare la sua gestione. «Questo fa parte del loro modo di fare politica. Accusare gli altri senza mai assumersi la responsabilità di governare, soprattutto quando può apparire un compito molto difficile. Noi, al contrario, anche in questa fase di opposizione, abbiamo sempre cercato di avere un atteggiamento collaborativo. Persino sul bilancio di previsione 2011, quando in ogni modo si è cercato di convincerli a cambiare rotta. Non ci siamo riusciti. Adesso gli stessi rilievi arrivano dagli ispettori».
Vuole dire che non è stata fermata la spirale del debito innescata dalla sua giunta, nonostante il calo delle entrate extratributarie e l’aumento dei vincoli di bilancio ai Comuni? «Diciamo che se loro avessero voluto davvero cambiare rotta, come dicono, in primo luogo non avrebbero utilizzato l’avanzo di amministrazione per un milione 926 mila euro (applicato per un milione 910 nel corso del 2010). E soprattutto avrebbero dovuto abbassare il livello dei mutui. Al contrario, li hanno addirittura alzati nel 2011, come ancora una volta certificano gli ispettori ministeriali».
Anche il centrodestra contesta che la sua amministrazione ha utilizzato l’avanzo di bilancio presunto del 2007 «Sì, vero. Ma lo abbiamo fatto perché quell’avanzo di bilancio era stato certificato a consuntivo, soprattutto lo abbiamo utilizzato per ripianare i debiti del Teatro Marrucino. Che, come scrivono ancora gli ispettori, sono stati fatti dal 2001 al 2007. E qui mi consenta una battuta: nel caso del Teatro, è il centrodestra a vincere cinque (anni) a due rispetto al centrosinistra».
Debiti del Teatro, un autentico salasso per la sua amministrazione sia finanziario che politico. «Già. Ma sul Teatro vorrei chiarire una cosa: gli ispettori scrivono che non solo la soluzione da noi adottata era sostanzialmente corretta, quindi senza rilievi, l’unico dubbio riguarda la partita sui mancati trasferimenti regionali 2007-2008, pari a 740mila euro».
Cosa accadde? «Quei fondi, ancora oggi non versati dalla Regione, sono stati oggetto di una feroce campagna elettorale. Autorevoli esponenti del centrodestra vennero a Chieti per rassicurare che le risorse sarebbero state erogate. La verità è che nello stesso tempo la Regione tagliava un milione 150 mila euro finanziati dalla legge 40 del 2009. Risorse che poi fummo costretti a compensare attingendo dal bilancio comunale».
Come si esce da questa situazione finanziaria? «Per evitare il dissesto bisogna ridurre l’indebitamento sulle opere pubbliche con le devoluzioni dei mutui; fare oggi stesso un piano industriale per la Teate servizi e sperare che l’Imu diventi davvero una risorsa per il Comune».

(tratto da IL CENTRO di giovedì 1 marzo 2012)

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Capace solo a fare proclami

In un comunicato stampa recepito da alcuni giornali e siti internet della città, il Segretario cittadino del PD, Enrico Iacobitti, in una riflessione più politica che amministrativa, che condivido dalla prima all’ultima parola, rilevava: “il tutto viene ancora coperto dalla luna di miele del primo anno di amministrazione e dalla comunicazione falsa, ridondante e servile, con la figura centrale del Sindaco Di Primio, che nasconde dietro una cortina fumogena di parole, il vuoto amministrativo e di idee”. Mai parole furono più profetiche. Oggi (6 marzo 2011) in un’intervista al Messaggero il “grande proclamatore” oltre a fare una riflessione politica che dovrebbero fare altri (se il terzo polo è e sarà con lui, ce lo dovrebbe dire il terzo polo) ritorna su argomenti triti e di propaganda: il centro sinistra ci ha lasciato solo debiti ed i risultati del primo anno di amministrazione sono sotto gli occhi di tutti.
Non vorrei andare troppo sul tecnico, ma quali sono questi debiti? Ce ne fa un elenco con l’eventuale cifra di raffronto e capitolo di spesa? Se ne troverà traccia nel redigendo bilancio di previsione 2011? O si tratta del solito slogan per coprire i propri difetti? Il taglio di circa 1.800 € è il pacco dono per il 2011  del governo Berlusconi, non del centro sinistra, o vogliamo mistificare anche questa realtà e dire che è un’eredità lasciata da noi?
Sui risultati: ci può illustrare una, una sola delibera di giunta, di consiglio, una determina che qualifica il lavoro di questa amministrazione? Una sola, per carità. Forse quella del patto con i comuni di Rojo del Sangro e di Rosello per l’assunzione di un vigile? E ancora: ha imparato questa amministrazione a fare delibere e/o determine o quest’anno di rodaggio non è nemmeno servito?
E’ una vergogna scrivere e proclamare certe cose: ci vorrebbe un po’ di onestà ed ammettere che, se il Comune non va verso il dissesto finanziario a causa della follia del governo (guarda caso dello stesso colore del Di Primio) e dei suoi tagli, si deve all’oculata amministrazione del centro sinistra ed alle possibilità di introiti che abbiamo lasciato.
Mi dicono ci sarà una festa per celebrare il primo anno di amministrazione della città. Sarebbe meglio cominciare a fare qualcosa di utile per i teatini, anche solo andare ad aprire i parchi che abbiamo realizzato nelle periferie: non è poi così faticoso o difficile!