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La stramaledetta questione della Burgo

Nell’ultimo Consiglio Comunale dedicato ai problemi della chiusura della Burgo, sono rimasto sorpreso ed amareggiato dalle voci che venivano dal lato dei lavoratori (soprattutto dal ragazzo in foto*) che sostanzialmente accusavano me della chiusura della gloriosa fabbrica della Madonna delle Piane. Poiché ritengo che, subito dopo gli operai e le maestranze teatine della Burgo, io sia stato la prima vittima di questa tragedia sociale, come Sindaco della città, sono intervenuto e mi sembra di aver chiarito ai presenti la mia posizione. A quel punto ho capito che l’accusa era più circostanziata e riguardava la demolizione delle strutture del vecchio sito: ho citato l’appunto di mia mano inserito in un verbale di una riunione nella quale il tecnico referente della Burgo per il progetto IN.TE. chiedeva al Comune di fare in fretta per avere il permesso di demolizione (10 nov. 2009). Come si può vedere io ho scritto: “non è possibile rilasciare permesso di demolizione, senza progetto (e relativo permesso) per la costruzione delle strutture che occuperanno l’area soggetta a demolizione)”. Bene visto che anche nel centro sinistra si è ritenuto questo documento fondamentale per chiarire la mia posizione, l’ho ritrovato ed ora lo pubblico su face book e sul mio sito, sperando che la calunnia, che è uno sport molto utilizzato nella nostra città, si allontani da un fatto  che ha provocato in me una ferita che sanguina ancora.

Voglio far riflettere quanti hanno vissuto gli atti di questo dramma sulla storia recente della chiusura delle più vecchia fabbrica teatina. Fui convocato insieme all’allora Presidente della Provincia Tommaso Coletti, ed al senatore della Repubblica, Giovani Legnini, dall’Ing. Cristiano, direttore aziendale nel 2006, presso la sede della Burgo a Chieti Scalo. Il Direttore ci annunciava che, a causa dell’approssimarsi dell’esaurimento della loro discarica localizzata presso il sito di loro proprietà dove venino smaltiti i fanghi di cartiera, esaurimento previsto da lì a due anni, la fabbrica avrebbe chiuso, diventando il prezzo di smaltimento dei fanghi stessi un peso troppo oneroso per l’azienda. Inoltre il costo dell’energia allo Scalo era troppo elevato, nonostante la Burgo stessa ne producesse autonomamente, con una sottospecie di turbina a gas. Chiedemmo del tempo, ma soprattutto la disponibilità a ripensarci qualora avessimo trovato la soluzione. La risposta fu positiva. Cercammo allora la soluzione e la prima che venne fuori fu quella di “bruciare” i fanghi in un processo di pirolisi, secondo il modello della centrale di Terni: tra l’altro le emissioni dell’eventuale impianto risultavano di gran lunga inferiori a quelle della turbina Burgo ed avevamo trovato il classico “piccione delle due fave”: non occorreva più la discarica perche i fanghi sarebbero stati pirolizzati, e nel contempo l’energia prodotta sarebbe stata utilizzata dall’impianto. Fu iniziato lo studio, mandati i fanghi a Terni, ma l’anno successivo, senza alcun preavviso l’azienda Burgo decise la chiusura del sito di Chieti, e fummo convocati a Roma per il primo confronto sindacale, dove capimmo che anche i sindacati nazionali avevano trovato già un accordo con Burgo per salvare gli stabilimenti di Avezzano e Sora e condannare quello di Chieti. Da allora ci siamo opposti in tutti i modi: abbiamo cercato nel più breve tempo possibile, anche attraverso l’intervento di persone che hanno dato la loro consulenza gratuitamente, di fare una cooperativa di operai, quadri ed ingegneri ex Burgo che producesse carta a Chieti Scalo ed avesse un marketing sempre allo Scalo. La Burgo ha rifiutato questa ed altre soluzioni (outsoursing, riduzione di spese, ecc.) presentando l’Ing. Merlino come il responsabile della soluzione secondo il loro punto di vista (e come previsto dalla legge) e quindi presentando il progetto IN.TE.

Arriviamo quindi permesso di demolizione, di cui abbiamo già detto, ma in questa sede mi sento di pubblicare l’ultima relazione sempre dell’assemblea con i lavoratori tenuta al patto chietino ortonese quando si parlava dell’insediamento Eurospin, dove si vede che la dismissione non è ancora avvenuta (e siamo nel 2010).

Perché questa precisazione anche di date? Perché in questo gioco molto praticato al massacro, dicendo certe verità, “senza voler accusare nessuno”, ma con il solo obiettivo di lanciare il sospetto e screditare qualcuno non nominato, nello stesso consiglio comunale un consigliere di maggioranza ha detto di essere a conoscenza, o per lo meno di sospettare, non si sa quali interessi dietro la crisi Burgo (se sa parli e vada alla Procura delle Repubblica). Personalmente, avendo vissuto di persona tutta la prima parte di questa tragedia, ho visto solo gli interessi di una azienda in crisi di cercare di ottenere il massimo risultato, con il minimo sforzo, facendo pagare il conto ai lavoratori ed ad un’intera città. La legge glielo ha permesso e la buona volontà più spesso enunciata dai vari emissari Burgo a parole si è dimostrata solo una presa per i fondelli. D’altronde ci fossero stati altri interessi oggi non avremmo una triste spianata al posto della gloriosa fabbrica, ma qualche villa megagalattica, o un grande albergo di lusso o un centro commerciale o un casinò o che so io. Inoltre quando il Sindaco Di Primio, sempre nello stesso Consiglio dice che il tempo per ricattare la controparte (intesa come Burgo – progetto IN. TE.) era il periodo della demolizione, sa che tutto quello che si poteva fare in termini ricattatori è stato fatto, nel rispetto delle leggi, che comunque prevedono che l’Ente Comune non si può opporre alla demolizione di strutture inattive in un sito privato.

Bene penso di aver chiarito ancora cose che pensavo fossero strachiare. Mi sento sempre vicino ai lavoratori Burgo e continuo a coltivare la speranza che possano essere ricollocati al più presto nel mono del lavoro e della produzione.

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Chieti può evitare il dissesto. I nostri bilanci erano in equilibrio

Il sindaco Umberto Di Primio lo accusa di aver mandato sul lastrico le casse del Comune, e che per questo la città oggi rischia il dissesto finanziario. Lui, l’ex sindaco del centrosinistra, Francesco Ricci, ribatte che la relazione degli ispettori ministeriali afferma cose diverse da quelle opinate dal centrodestra.
A chi, i chietini, dovranno attribuire la responsabilità della paventata bancarotta? Vero o no che gli ispettori parlano soprattutto degli anni della sua amministrazione, dei debiti accumulati tra il 2005 e il 2010? «Quattro anni e mezzo su sei riguardano la mia amministrazione. Tutto vero. Ma dalla relazione ricavo un quadro diverso da quello che il centrodestra vorrebbe dipingere»
Che quadro ne ricava invece? «Un quadro positivo. Sono stati 5 anni in cui è ripartita una macchina amministrativa bloccata. Abbiamo realizzato opere pubbliche per oltre 82 milioni di euro. Faccio qualche esempio: la Villa era un posto dove non si poteva passeggiare neppure al mattino, perché era diventato un rifugio per tossicodipendenti e senza tetto; il Palasport ridotto a uno scatolone vuoto e, a Chieti Scalo, non c’era neppure un posto dove portare i bambini a giocare. Oggi ci sono tre parchi aperti alla città: via Amiterno, Celdit e San Martino. Li abbiamo fatti noi».
A quale prezzo? «La questione è semplice. A certificarla è la relazione degli ispettori: vero che abbiamo forzato l’indebitamento, ma nel contempo le entrate extratributarie sono state le più alte nella storia della città durante gli anni del centrosinistra».
Vuole dire che i vostri bilanci erano in equilibrio: più debiti ma anche più entrate? «Esatto. Non c’è mai stato nessuno squilibrio finanziario, soprattutto mai fu approvato alcun atto illegittimo come, al contrario, gli ispettori contestano all’amministrazione in carica».
Allude al bilancio di previsione 2011 approvato con la vostra opposizione? «Sì, proprio a quello. Parliamo di un documento finanziario che mai avrebbe dovuto essere approvato. E non lo diciamo noi, il centrosinistra. Lo spiegano in modo chiaro gli ispettori nella relazione di 150 pagine che ho studiato attentamente. Il problema è tutto qui: l’amministrazione Di Primio ha ottenuto l’equilibrio di bilancio con un atto illegittimo».
Il centrodestra continua però ad accusare la sua gestione. «Questo fa parte del loro modo di fare politica. Accusare gli altri senza mai assumersi la responsabilità di governare, soprattutto quando può apparire un compito molto difficile. Noi, al contrario, anche in questa fase di opposizione, abbiamo sempre cercato di avere un atteggiamento collaborativo. Persino sul bilancio di previsione 2011, quando in ogni modo si è cercato di convincerli a cambiare rotta. Non ci siamo riusciti. Adesso gli stessi rilievi arrivano dagli ispettori».
Vuole dire che non è stata fermata la spirale del debito innescata dalla sua giunta, nonostante il calo delle entrate extratributarie e l’aumento dei vincoli di bilancio ai Comuni? «Diciamo che se loro avessero voluto davvero cambiare rotta, come dicono, in primo luogo non avrebbero utilizzato l’avanzo di amministrazione per un milione 926 mila euro (applicato per un milione 910 nel corso del 2010). E soprattutto avrebbero dovuto abbassare il livello dei mutui. Al contrario, li hanno addirittura alzati nel 2011, come ancora una volta certificano gli ispettori ministeriali».
Anche il centrodestra contesta che la sua amministrazione ha utilizzato l’avanzo di bilancio presunto del 2007 «Sì, vero. Ma lo abbiamo fatto perché quell’avanzo di bilancio era stato certificato a consuntivo, soprattutto lo abbiamo utilizzato per ripianare i debiti del Teatro Marrucino. Che, come scrivono ancora gli ispettori, sono stati fatti dal 2001 al 2007. E qui mi consenta una battuta: nel caso del Teatro, è il centrodestra a vincere cinque (anni) a due rispetto al centrosinistra».
Debiti del Teatro, un autentico salasso per la sua amministrazione sia finanziario che politico. «Già. Ma sul Teatro vorrei chiarire una cosa: gli ispettori scrivono che non solo la soluzione da noi adottata era sostanzialmente corretta, quindi senza rilievi, l’unico dubbio riguarda la partita sui mancati trasferimenti regionali 2007-2008, pari a 740mila euro».
Cosa accadde? «Quei fondi, ancora oggi non versati dalla Regione, sono stati oggetto di una feroce campagna elettorale. Autorevoli esponenti del centrodestra vennero a Chieti per rassicurare che le risorse sarebbero state erogate. La verità è che nello stesso tempo la Regione tagliava un milione 150 mila euro finanziati dalla legge 40 del 2009. Risorse che poi fummo costretti a compensare attingendo dal bilancio comunale».
Come si esce da questa situazione finanziaria? «Per evitare il dissesto bisogna ridurre l’indebitamento sulle opere pubbliche con le devoluzioni dei mutui; fare oggi stesso un piano industriale per la Teate servizi e sperare che l’Imu diventi davvero una risorsa per il Comune».

(tratto da IL CENTRO di giovedì 1 marzo 2012)

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CHIETI TORNA A VIVERE… davvero??

Ad un anno di distanza dalla vittoria elettorale l’amministrazione Di Primio porta a compimento la propria campagna di propaganda e festeggiamenti. La campagna pubblicitaria consiste in una serie di manifesti, brutti dal punto di vista grafico, ma che possono vantare una certa consequenzialità.
Il primo su presunti debiti lasciati dal centro sinistra, poco comprensibile, ma con questo semplice messaggio: l’amministrazione Ricci ci ha lasciato oltre 28 milioni di euro di debiti.
A parte che qualsiasi persona che si intenda un po’ di amministrazione sa bene che una cifra del genere porterebbe al dissesto città molto più grandi della nostra, quel manifesto è stato smentito dalla relazione dei revisori dei conti e dal bilancio di previsione della stessa amministrazione Di Primio: una sola voce è presente sullo stesso bilancio (il debito nei confronti della Provincia), affrontato tra l’altro con un pasticciaccio contabile che costerà caro, ne siamo certi, alla stessa amministrazione.
Il secondo manifesto si sofferma su quello che, nonostante i debiti, sarebbero riusciti a fare in un solo anno: questo manifesto certifica però che la vecchia giunta non ha amministrato poi così male: almeno l’80% delle voci scritte, fra quelle reali e quelle ipotetiche, sono progetti, programmi, delibere o impegni della vecchia amministrazione. Un esempio tra tutti è rappresentato dal nuovo appalto della raccolta dei rifiuti urbani, che noi avremmo impostato in modo totalmente diverso, ma che è frutto dell’amministrazione Ricci (vogliamo qui ricordare che il vecchio appalto TEMA fu l’ultimo regalo dell’Amministrazione Cucullo).
Infine un bel 6×3 per la città che dice: “dopo un anno di amministrazione Di Primio (in piccolo), Chieti torna a vivere (in grande)”, con tanto di fiocco tricolore. Come dire in modo consequenziale: ci hanno lasciati coperti di debiti, nonostante questo abbiamo fatto tantissimo, e quindi Chieti, che fino al 2010 era morta, oggi è risorta. Rallegratevi!
Su tutto questo vanno fatte alcune considerazioni: la prima è che Silvio Berlusconi ha insegnato bene la tattica ai suoi seguaci ed ai suoi cortigiani, ma non benissimo il metodo. La tattica prevede di pubblicizzare quante più bugie (meglio “balle” o “palloni”) possibili, perché la gente, in particolare chi non conosce come funziona la pubblica amminstrazione, possa essere condizionata da affermazioni non vere e da messaggi mistificatori. Il metodo prevede manifesti belli ed accattivanti, ma su questo non ci sembra che Di Primio abbia seguito il suo capo.
La seconda considerazione è che la nostra città o era già morta e lo è ancora, o era viva o per lo meno sopravviveva, e sopravvive ancora. Ci sembra che in un anno di amministrazione Di Primio ci sia poco da stare allegri per i nostri concittadini, e, lo diciamo con molta onestà, non certo solo per colpa del governo della città che, nella sua insipiensa, non ha fatto altro che portare avanti i progetti di altri. La crisi economica è ciò che condiziona di più i nostri concittadini: eccetto alcuni proclami sul progetto IN.TE. non accompagnati dai fatti, non abbiamo visto altro. Ah, certo, il Teatro Marrucino non ha più un’orchestra e sta facendo una delle stagioni più difficili della sua storia. Ma non ci siamo mai illusi che il solo teatro potesse rivitalizzare la città: certo almeno fino al 2009 ha prodotto cultura, e per una città come Chieti non è poco.
Altrove si è letto che Chieti è “tornata” ad essere capoluogo: ma di che? Il bilancio di previsione del Comune non prevede un euro che sia uno dalla Regione (eccetto il piano sociale che è un obbligo), non un euro dal Governo (solo un taglio di 1.700.000 euro rispetto allo storico dei trasferimenti governativi), non un euro dall’Unione Europea. Ma non era lo stesso Di Primio a dire che avevamo bisogno di più Europa?
È stato riportato infine che il Sindaco, nella kermesse di festeggiamento del primo anno, si sia commosso: ci chiediamo oggi se le lacrime fossero dovute al pentimento per le bugie che puntualmente accompagnano i suoi proclami, o alla gioia di essere sopravvissuto politicamente un anno intero nonostante gli scontri nella sua maggioranza, il vuoto dei suoi assessori ed il nulla che ha caratterizzato questo primo anno di amministrazione.

Chieti, 17 aprile 2011

Francesco Ricci Alessandro Marzoli

Consiglieri Comunali PD Chieti

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La precarietà del nostro tempo

Spesso, quando si immagina quello che sarà il prossimo futuro, lo si fa sempre razionalmente, valutando pro e contro delle nostre prossime scelte. In ambito lavorativo però, in questi mesi in particolare, la razionalità sta perdendo molto della sua forza ed i programmi per il futuro sono caratterizzati da quello che deciderà il fato, da quello che il destino sta elaborando per noi e per le future generazioni. Per chi fa politica e riveste ruoli amministrativi è frustrante scontrarsi con le difficoltà che crescono di giorno in giorno, mentre si lavora per creare le condizioni necessarie ad aumentare l’ occupazione. Quotidianamente ragazze e ragazzi, con energia, titoli, capacità e passione provano a trovare una strada per il lavoro ma si scontrano con muri di ogni genere e dimensione, e si inizia a comprendere che anche la classica raccomandazione è ormai superata. Gli attuali governi, nazionale e regionale (ed anche comunale – sic! -), hanno pubblicizzato in campagna elettorale la volontà di favorire la crescita del lavoro, premiando il merito, ma questo indirizzo è rimasto soltanto un’ illusione. Da parte di chi cerca lavoro, bisogna però cambiare marcia ed entrare nell’ ottica che le famiglie, che permettono oggi ai giovani dai 20 ai 40 anni di vivere tranquillamente, non avranno più, tra pochi anni, la possibilità di agire da ammortizzatori sociali. Che ne sarà di noi? Lo stato di necessità oggi ci deve spingerci a camminare in una nuova direzione: provare a lasciare la casa dei genitori appena terminati gli studi, essere consapevoli di dover lavorare con contratti a tempo determinato, essere pronti a spostarsi in altri paesi, studiare lingue diverse e comprendere che nessun lavoro sarà mai esattamente quello che sognavamo, ma magari potremo crescere e cambiare, anche facendo qualcosa che ora consideriamo non alla nostra altezza. Al tempo stesso però il lavoro precario non può costare di meno del lavoro “definitivo”, nè possiamo immaginare una società con questa flessibilità di lavoro, quando il lavoro non c’è. La politica deve dare risposte, creando le condizioni perchè ci siano maggiori opportunità, non solo in alcuni luoghi del paese, e dettando le regole, che, per quanto nuove, non possono trascurare i diritti di chi attraverso il lavoro guarda alla vita. Nella giornata di domani, sabato 9 aprile, si svolgerà in tutta Italia una manifestazione per sensibilizzare ognuno sulla precarietà del nostro tempo. I giovani tornano in piazza, nelle grandi metropoli come nei piccoli centri. Sarà un evento, lanciato dalla rete ” il nostro tempo è adesso ” , per far aprire gli occhi sulla questione giovanile, per reclamare maggiore attenzione e qualche azione concreta. A Chieti anche noi saremo in piazza GB Vico, dalle ore 10.00, a fianco di chi grida per il proprio diritto al futuro.

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CapRicci di Marzo

Ad un anno dalla sconfitta elettorale del marzo 2010, dopo un lungo periodo di riflessione, con pochi e mirati interventi pubblici, mi sembra necessario fondare un osservatorio permanente, politico, amministrativo, sociale, che dalla nostra città commenti e metta in rete periodicamente osservazioni, fatti, opinioni. Nasce così “ CapRicci di Marzo ”, rubrica che ogni settimana vuole occuparsi dei temi più diversi della politica e dell’amministrazione della nostra città e dalla nostra città verso un panorama più ampio, provinciale, regionale, nazionale e, perché no, anche internazionale. Per fare ciò, conoscendo le difficoltà che ho nel mettermi seduto a scrivere, ho chiesto aiuto ad Alessandro Marzoli, giovane ma già esperto consigliere comunale, che per un periodo della mia esperienza di Sindaco è stato anche mio portavoce, al quale mi legano oltre che amicizia e stima, una sensibilità comune e punti di vista molto simili su tante realtà ed accadimenti. CapRicci di Marzo sarà comunque disponibile ad accogliere anche opinioni ed articoli di altri, purché firmati e riconoscibili, selezionati dall’insindacabile giudizio mio e di Alessandro.

CapRicci di Marzo sarà presente in rete, sui siti francescoricci.eu e alessandromarzoli.it, sulle pagine facebook dei due principali autori, e sarà inviato ai blog ed ai siti che si occupano di commenti e di politica locale.

In questo particolare momento politico, con un governo nazionale che non si occupa dei suoi governati, ma solo dei problemi del premier, un governo locale che a livello regionale ha già prodotto e continua a produrre danni inestimabili ai cittadini abruzzesi ed a livello cittadino non sta semplicemente facendo nulla, non vogliamo dimenticare alcun mezzo che possa contribuire a far crescere la coscienza delle persone, ma soprattutto far conoscere loro cosa realmente accade a livello locale e, con molta semplicità, stimolare riflessioni e commenti.

A presto dunque

Francesco Ricci

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Capace solo a fare proclami

In un comunicato stampa recepito da alcuni giornali e siti internet della città, il Segretario cittadino del PD, Enrico Iacobitti, in una riflessione più politica che amministrativa, che condivido dalla prima all’ultima parola, rilevava: “il tutto viene ancora coperto dalla luna di miele del primo anno di amministrazione e dalla comunicazione falsa, ridondante e servile, con la figura centrale del Sindaco Di Primio, che nasconde dietro una cortina fumogena di parole, il vuoto amministrativo e di idee”. Mai parole furono più profetiche. Oggi (6 marzo 2011) in un’intervista al Messaggero il “grande proclamatore” oltre a fare una riflessione politica che dovrebbero fare altri (se il terzo polo è e sarà con lui, ce lo dovrebbe dire il terzo polo) ritorna su argomenti triti e di propaganda: il centro sinistra ci ha lasciato solo debiti ed i risultati del primo anno di amministrazione sono sotto gli occhi di tutti.
Non vorrei andare troppo sul tecnico, ma quali sono questi debiti? Ce ne fa un elenco con l’eventuale cifra di raffronto e capitolo di spesa? Se ne troverà traccia nel redigendo bilancio di previsione 2011? O si tratta del solito slogan per coprire i propri difetti? Il taglio di circa 1.800 € è il pacco dono per il 2011  del governo Berlusconi, non del centro sinistra, o vogliamo mistificare anche questa realtà e dire che è un’eredità lasciata da noi?
Sui risultati: ci può illustrare una, una sola delibera di giunta, di consiglio, una determina che qualifica il lavoro di questa amministrazione? Una sola, per carità. Forse quella del patto con i comuni di Rojo del Sangro e di Rosello per l’assunzione di un vigile? E ancora: ha imparato questa amministrazione a fare delibere e/o determine o quest’anno di rodaggio non è nemmeno servito?
E’ una vergogna scrivere e proclamare certe cose: ci vorrebbe un po’ di onestà ed ammettere che, se il Comune non va verso il dissesto finanziario a causa della follia del governo (guarda caso dello stesso colore del Di Primio) e dei suoi tagli, si deve all’oculata amministrazione del centro sinistra ed alle possibilità di introiti che abbiamo lasciato.
Mi dicono ci sarà una festa per celebrare il primo anno di amministrazione della città. Sarebbe meglio cominciare a fare qualcosa di utile per i teatini, anche solo andare ad aprire i parchi che abbiamo realizzato nelle periferie: non è poi così faticoso o difficile!

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Il lungo calvario del Teatro Marrucino

Che il Farmacista Di Stefano confonda il Codice Civile ed il Testo unico del Pubblico impiego con il Codice dei contratti è plausibile, ma che la stessa cosa possa accadere anche all’Avvocato Di Primio lascia meravigliati e perplessi.

E’ evidente che il duo delle colline teatine sta cercando di alzare una cortina fumogena che limiti il più possibile i danni alla loro immagine, ma questa volta non credo che sia sufficiente un semplice comunicato stampa, elaborato dalla schiera dei pur bravi comunicatori e giornalisti che il Sindaco ha assunto nel suo Staff, per cancellare i fatti che, purtroppo per loro, sono già contenuti negli atti amministrativi. C’è una profonda differenza tra la propaganda e l’informazione.

Anzitutto il “Regolamento sull’Ordinamento degli Uffici e dei servizi comunali” nella parte relativa alla disciplina per il conferimento di incarichi a soggetti estranei all’amministrazione”, approvato con Delibera di G.M. n. 2118 del 16 ottobre 2008 dalla mia Giunta ed esplicitamente richiamato nell’ultimo fuorviante comunicato stampa del Sindaco, fa riferimento agli incarichi di collaborazioni esterne alla P.A. di cui all’art. 7, commi 6 – 6 bis e 6 ter del d.lgs. 165/2001 (Testo unico del Pubblico Impiego), quindi incarichi a professionisti, a lavoratori autonomi con partita IVA, incarichi di lavoro autonomo occasionale, collaborazioni coordinate e continuative. Evidentemente Di Primio ed i suoi collaboratori non hanno letto la Circolare esplicativa del loro amato Ministro Brunetta in merito (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica- Circolare n.2 dell’11 marzo 2008). Per quelle che sono le mie piccole conoscenze della materia (faccio il medico, ma dal 1997 siedo in Consiglio Comunale come Consigliere e come Sindaco) non credo sia possibile stipulare un contratto di prestazione d’opera – ex art. 2222 Cod. Civ. – con un’associazione non riconosciuta e, qualora si fosse provveduto, ma così non è stato, a stipulare contratti di prestazione d’opera con i singoli artisti si sarebbero dovute applicare le norme contenute nel citato art. 7, commi 6 – 6 bis e 6 ter del d.lgs. 165/2001 (Testo unico del Pubblico Impiego) e nell’art. 3, commi 18, 54 e 55 della Legge 244/2007 (Finanziaria 2008), norme richiamate nello stesso “Regolamento sull’Ordinamento degli Uffici e dei servizi comunali” di cui, evidentemente, l’Avvocato Di Primio ha letto il solo art. 8. A quanto sopra detto va, altresì, aggiunto che ad una delle tre Associazioni “premiate” a dicembre da Di Primio e Di Stefano (la Giunta ha approvato una Delibera contenente il programma dettagliato delle opere) e facenti capo sempre al M° Fabio D’Orazio (la sede sociale è presso casa sua) sono state affidate anche l’allestimento e la gestione tecnica delle opere per € 22.000 e, queste, non sembrerebbero attività artistiche infungibili per le quali si possa fare a meno di procedure ad evidenza pubblica; ma mi fermo qui poiché l’accertamento di eventuali violazioni di leggi e regolamenti compete solo alla Magistratura che ha molte più competenze tecniche del sottoscritto. Una piccola nota, invece, la aggiungerei rispetto alle accuse mossemi cercando di scaricare le loro responsabilità sempre su qualcun altro.

Di Primio dia conto alla Città che lo ha eletto di quello che Egli fa oggi. Chiarisca senza spostare l’attenzione perchè ad essere indagata è la sua amministrazione non la mia.

Le scelte della mia amministrazione condivisibili o meno non sono mai state raggiunte da nessun avviso di garanzia e non credo interessi ai cittadini di Chieti parlare di eventi di circa 5 anni fa. In ogni caso, il Festivalbar, contrariamente al teatro Marrucino, non era un servizio gestito in economia dal Comune di Chieti, ma un evento cui il Comune di Chieti ha solo compartecipato con un contributo, approvato in Consiglio Comunale come prescrive la legge. Quanto all’Affidamento alla Associazione San Ferdinando sono state seguite le procedure previste dalla legge, visto che a quella Associazione di Promozione Sociale, di cui facevano parte tutte le maestranze e gli artisti del Teatro stesso, il Consiglio Comunale, ai sensi dell’art.42 del TUEL 267/2000, affidò l’intera gestione del Teatro Comunale (quindi la gestione non risultava più in economia) e trasferì tutte le risorse previste in Bilancio per tale gestione. Certo questi maghi della amministrazione pubblica stanno mostrando tutte le loro indubbie capacità: non sono riusciti a fare un concorso per dirigenti, sono impantanati in un mare di guai nei concorsi in essere (a tempo determinato e tempo indeterminato), riescono ad assumere solo la figlia di un consigliere, e sul teatro, pensando che fosse il giardino di casa.

Dov’è il di più?